I vecchi problemi del trasporto pubblico non sono ancora risolti (nonostante la pandemia)

Il segretario generale di Filt Cgil, Francesco Zotti, se la prende con chi non ha operato affinché il trasporto pubblico fosse migliorato, perlomeno nelle sue evidenti criticità. “La pandemia e le conseguenti misure di distanziamento sociale sono la classica goccia di un vaso che trabocca da anni”, sono le sue parole. Zotti fa riferimento ai deficit strutturali e di organico che ormai sono vecchi come la maggior parte dei mezzi e oggi il personale, esiguo, è costretto a fare doppi e tripli turni.

La pandemia non ha accelerato quel rinnovamento auspicato

Per Zotti “la decisione assunta in seguito all’incontro in Prefettura di ieri a cui hanno partecipato tutte le aziende di trasporto mette in evidenza una criticità ormai datata e la pandemia che avrebbe dovuto accelerare i processi di rinnovamento ed efficientamento di un servizio universale e sancito dalla Costituzione si riduce a essere invece la causa che muove esercizi di pura natura algebrica, con uomini e mezzi spostati alla bisogna”.

Insomma, la Filt Cgil denuncia che il trasporto pubblico non ce la fa più e alla fine si è costretti a ricorrere ai privati. “Il trasporto pubblico si decongestiona immaginando una riqualificazione generale del servizio che consideri non solo la platea degli studenti, ma anche quella dei lavoratori, turnisti e cittadini”. Ecco che il 400 milioni di euro promessi dal Governo per potenziare la rete dei trasporti pubblici “rischiano di essere un pannicello caldo su un problema che necessita di un vero e proprio cambio di visione”.

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