Di monete estremamente valevoli, oltre che incidenti nel corso della storia europea ma non solo ne sono state sicuramente concepite molte ma alcune sono divenute addirittura iconiche in senso effettivo, e dopo molti anni, con l’arrivo dell’euro è stato rispolverato l’uso dei centesimi, impiegati anche durante l’utilizzo della lira fino alla prima metà del 20° secolo. Una moneta da 20 cent oggi è relativamente comune, anzi è tra le più diffuse anche per la forma tipica.
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Si tratta di emissioni che sono molto diverse da quelle impiegate quasi un secolo fa, corrispondente ai vecchi centesimi italiani. Ma seppur molto rare, anche queste monete sono decisamente interessanti.
Una vecchia moneta da 20 cent può infatti evidenziare un valore improntato sia sulla rarità ma anche sulla comune forma di valore culturale, che è molto importante per una nazione come quella italiana.
Se hai la moneta da 20 cent sei ricco: ecco quale
La lira infatti è stata soggetta ad un naturale, seppur sempre più evidente esercizio relativo all’inflazione che ha portato la valuta ha perdere potere d’acquisto e questo ha causato anche una graduale necessità di sviluppare tagli sempre più elevati. Per questo con la fine della monarchia e con lo sviluppo di una nuova forma di stato e una nuova costituzione, anche il nostro paese ha deciso di abbandonare le monete costituite dai centesimi verso la seconda metà degli anni 40.
In contesti antecedenti sono esistite per svariate decadi, per questo trovare una vecchia moneta da 20 centesimi di lira non è assolutamente strano, decisamente più complesso è ritrovare un esemplare dell’Ottocento, che ai tempi aveva un potere d’acquisto discreto.
Un esemplare molto ricercato è la tipologia attivata nella produzione dal 1863 e 1867. Questa emissione contraddistinta dal volto di Vittorio Emanuele II, mentre sull’altro lato è presente semplicemente il valore scritto il lettere (per questo motivo per distinguerla dalle altre viene chiamata Valore). E’ stata concepita in lega d’argento ed ha un valore decisamente intererssante.
Ciò che la rende più o meno rara a seconda dell’esemplare è il tipo e la città di tiratura infatti nel 1863 sono state concepite queste monete a Milano e Torino, dall’iniziale che capeggia in basso, sotto l’alloro in una M o una T, con poco vicino il segno della zecca BN.
Queste monete possono valere da circa 20 euro se in buone condizioni, fino a 500 se in stato perfetto, mentre un esemplare del 1867 è molto più raro, concepito a Torino in meno di 900 mila unità, può valere da 100 euro fino a quasi 1000 euro.
L’esemplare più raro di tutti è datato 1863 concepito sempre a Torino ma è riconoscibile dalla “BN” rovesciata, segno che può portare un esemplare a valere fino a 16 mila euro.