No ai vaccini ogni 4 mesi: le dichiarazioni di Ema e Andrea Crisanti

No ai vaccini ogni 4 mesi: una possibilità che è quasi nell’aria, vista la recente riduzione dei tempi di attesa tra seconda e terza dose in Italia (fino a 4 mesi per l’appunto). Tuttavia fare richiami per tre volte all’anno potrebbe creare degli scompensi alla salute, e più precisamente compromettere la risposta immunitaria. È di questo avviso Marco Cavaleri, responsabile per la strategia sui vaccini dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). Insomma, la fretta è cattiva consigliera, anche quando si parla di campagna vaccinale anti-Covid.

Vaccini ogni 4 mesi: perché è meglio di no?

I vaccini sono la risposta più efficace contro il virus: questa è una informazione certa, che si riflette sul confronto dei dati di oggi rispetto a quelli dell’anno scorso. Il vaccino ha considerevolmente ridotto il ricovero in ospedale e quindi le complicanze più gravi della malattia: ovviamente anche chi è vaccinato può prendersi il Covid, ma nella maggior parte dei casi è in forme lievi. Tuttavia, combattere un virus a suon di somministrazioni vaccinali potrebbe al tempo stesso non essere una ottima idea, soprattutto per il sistema immunitario.

“Sebbene l’utilizzo di richiami aggiuntivi possa far parte dei piani di emergenza, le vaccinazioni ripetute a brevi intervalli potrebbero non rappresentare una strategia sostenibile a lungo termine”, ha spiegato Cavaleri. “Se la strategia è di somministrare booster ogni quattro mesi, finiremo probabilmente per avere problemi con la risposta immunitaria”, sovraccaricando il sistema immunitario delle persone e rischiando di affaticarle. Accelerare quindi con ulteriori dosi o ridurre i tempi di attesa tra una dose e l’altra sta iniziando a suscitare dubbi e perplessità anche tra gli esperti della comunità scientifica.

Cavalieri aggiunge che le dosi booster possono essere somministrate una volta, al massimo due, “tuttavia non è qualcosa che va ripetuto in maniera costante. Dobbiamo pensare a come possiamo passare dall’attuale ambiente pandemico a un ambiente più endemico”. Un’idea potrebbe essere quella di allungare i tempi tra una dose e l’altra e ragionare sulla sincronizzazione tra vaccinazione e periodi più freddi, come già avviene per il vaccino antinfluenzale.

“Meglio continuare a citare i casi giornalieri”, parla Crisanti

Contro i richiami frequenti anche il docente ordinario di Microbiologia all’Università di Padova Andrea Crisanti. Ospite a Non è l’Arena, Crisanti ha spiegato che stimolare il sistema immunitario di un organismo ogni 3-4 mesi non è salutare per un organismo. “Bisognerebbe arrivare a un vaccino di seconda o terza generazione, ma penso ci arriveremo nel giro di 1-2 anni”. Crisanti si è poi detto contrario alla cancellazione del bollettino quotidiano dei casi Covid, perché potrebbe portare a compromettere la qualità e la completezza dell’informazione. “Supponiamo che non avessimo oggi il numero degli infetti e sapessimo che ci sono stati 313 morti: molti sarebbero indotti a pensare che i vaccini non funzionino. Il fatto che i vaccini funzionino emerge dal rapporto tra il numero di chi contrae la malattia e il numero dei decessi”.

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