Scoppia la guerra dello champagne fra Putin e Parigi

E’ cominciata la guerra dello champagne fra  Putin e Parigi, scatenata da una normativa voluta dal presidente russo che impone alla Francia di cambiare il nome dello champagne esportato nella Federazione in spumante. In pratica, per poter entrare nel paese russo la bevanda più famosa al mondo dovrà cambiare nome e prendere quello di spumante. Ovviamente i francesi non ci stanno, e hanno immediatamente risposto alla richiesta di Putin bloccando le esportazioni di Moet & Chandon, Dom Perignon e Veuve Cliquot nella nazione russa. La decisione è stata presa senza esitazione e non cambierà fino a quando non si sarà trovata una soluzione.

Fra Putin e la Francia inizia la guerra dello champagne

La Francia non è affatto intenzionata a cedere alle richieste del presidente Putin. Oltre che per principio, è anche una questione burocratica, che richiederebbe tempo e una procedura complicata. Inoltre, la Francia non ha alcuna intenzione di sottostare alla legge del presidente russo perché il termine champagne è una denominazione d’origine protetta che si riferisce alla provenienza da cui ha origine. Lo champagne proviene infatti dalla regione dello Champagne. Parigi è ben decisa a sostenere la propria tesi, ma da parte della Russia c’è anche chi ha ribadito di poter fare a meno di marchi come Moet e Dom Perignon. La guerra dello champagne è dunque destinata a durare.

I vini made in Italy aumento record dell’export

Il direttore generale della società Ast, Leonid Rafailov, che è uno dei più importanti distributori di vini e liquori in Russia, ha detto di sperare che i francesi accettino di cambiare il nome dello champagne in spumante. In questa guerra dello spumante, se qualcuno perde, il Made in Italy vince, infatti ha segnato un aumento record dell’export di spumante italiano in Russia nel primo trimestre del 2021. E’ un incremento considerevole rispetto allo stesso periodo del 2020. Già lo scorso anno in Russia sono state 25 milioni le bottiglie di spumante stappate, e vini italiani come l’Asti e il Prosecco sono andati a ruba.

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