Decreto Imprese: arriva dal Governo per l’Ex Ilva, una nuova “immunità” con tutele a scadenza

TARANTO – Dopo il decreto crescita i toni e i rapporti tra Governo e Arcelor Mittal non sono stato certo dei migliori, anzi l’azienda ha sottolineato più volte il rischio di abbandonare l’Ex Ilva, nel caso non fosse stata ripristinata l’immunità legale che gli permetteva di fare le azioni di cambiamento necessarie, senza preoccuparsi delle sanzioni penali e amministrative che vertono sullo stabilimento. Di Maio però più volta ha detto all’AD di ArcelorMittal, che non c’era da preoccuparsi, perché il governo avrebbe trovato una soluzione.

Ieri sera durante il Consiglio dei Ministri, è stato proprio Di Maio a richiedere l’inserimento all’interno del decreto legge imprese, delle tutele legali pensate appositamente per ArcelorMittal e il suo lavoro nell’ex stabilimento Ilva.

Queste nuove tutele legali, incluse all’interno del Decreto Imprese, secondo quanto descritto da alcune fonti ministeriali saranno attive solo nel caso in cui l’azienda rispetti: i tempi, le modalità e i criteri stabiliti per l’attuazione del piano entro il 2023.

Infatti, è proprio questa la data limite nel quale l’azienda potrà fruire di questo nuovo pacchetto di tutele. Ora la tutela cambia in modo significativo, quindi non ci sarà più l’immunità totale, ma delle tutele a tappe decrescenti, ancorate a uno specifico cronoprogramma che era già previsto dal piano ambientale che era stato stabilito dal Governo Gentiloni a settembre del 2017. 

Quindi specifichiamo che non è stata ripristinata alcuna immunità su tutele e norme, anche perché il Governo vuole che l’azienda s’impegni nella tutela della salute e sicurezza degli operai che sono impiegati nello stabilimento. 

Il nuovo decreto Imprese e le tutele a tappe crescenti possono essere considerati una vittoria per ArcelorMittal, che porta a casa un risultato che comunque attendeva da tempo. Ma la loro vittoria non arriva senza polemiche, infatti Di Maio ha voluto “rimproverare” l’azienda per il mancato pagamento del canone di fitto dell’azienda, considerato dal Ministro per lo Sviluppo, una forma di ricatto nei confronti del Governo. 

Il sollecito per l’intervento del Governo è arrivato ad alta voce anche dai sindacati durante la loro audizione alla Commissione Attività produttive alla Camera. L’intervento è stato sollecitato anche da forze politiche come Fratelli D’Italia che ieri ha svolto un sit-in proprio dinanzi allo stabilimento siderurgico. 

“Sistemato” il problema dell’immunità, sullo stabilimento c’è anche l’ombra dello spegnimento dell’Altoforno 2 che dal primo ottobre sarà spento in modo definitivo. In attività, dovrebbero restare l’Altoforno 1 e l’Altoforno 4 ma a quel punto non riuscirebbe a garantire la giusta produttività del sito.

Secondo il Gianni Venturi della Fiom Cgil, lo spegnimento del secondo Altoforno, può causare la fine dell’attività produttiva. Quindi secondo il sindacalista, tutti comprenderanno che malgrado il decreto varato ieri sull’Ilva ci sarà ancora molto da fare per garantirne la produttività. 

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