Lizzano: associazione ambientalista su discarica Vergine

LIZZANO – A Lizzano la discarica Vergine fa sempre parlare di sé, questa volta è l’associazione ambientalista AttivaLizzano che commenta in modo positivo l’ultima sentenza che il Tar ha emesso a riguardo. Successivamente ha rilasciato un comunicato stampa per spiegare bene la situazione.

Lizzano: il Comune di Taranto perde al Tar

“Proprio questo solco virtuoso di rispetto per l’ambiente sembra seguire la sentenza 465/2022 del TAR Lecce, pubblicata il 22.03.2022, che ha respinto un ricorso presentato contro l’annullamento di un atto del 1° ottobre 2020, con il quale il Comune di Taranto ha ritenuto improcedibile la “richiesta di attivazione della procedura di V.I.A. (valutazione di impatto ambientale, ndr) inerente all’ampliamento della cava di calcarenite in località Palombara” – tra i Comuni di Fragagnano, Lizzano, Faggiano, Roccaforzata e Monteparano – in relazione al “contesto ambientale fortemente compromesso a causa della mancata gestione sia del percolato, che del biogas relativo all’adiacente discarica (la cd. Vergine di Lizzano isola amministrativa del Comune di Taranto, ndr), risultando la stessa non presidiata, priva di sorveglianza e controllo, di fatto estremamente deteriorato”. Così si esprime Giovanni Gentile.

Lavori abusivi per il TAR di Lecce

Inoltre “Per il Giudice Amministrativo, l’Ente civico ha ragione in quanto il provvedimento “si basa correttamente sul rilievo della mancata esecuzione di tutte le opere di ripristino – recupero parziale (e non totale) delle aree abusivamente cavate”. Da notare che sulla questione il Comune di Taranto aveva ragione da vendere visto che l’anno scorso un altro collegio dello stesso TAR Lecce, gli aveva dato ragione, persino con condanna alle spese (sentenza del 16 giugno 2021, n. 932) e lo stesso aveva fatto il Consiglio di Stato nel 2018 con la sentenza n. 6252 del 5 novembre 2018. Insomma, la questione va avanti da anni, ma già con la determinazione dirigenziale n. 27 del 30.01.2015, il Comune di Taranto dava “giudizio negativo in ordine alla compatibilità ambientale, del progetto di coltivazione in ampliamento”. Insomma per il TAR Lecce “si tratta di lavori abusivi di coltivazione già realizzati in assenza sia di V.I.A. comunale, sia di preventiva autorizzazione all’ampliamento della cava”. Tutto in barba a due principi fondamentali della nostra Costituzione: la tutela dell’ambiente (art. 9 e 41) e il diritto alla salute (art. 32)” si legge nel comunicato.

Poi “Il “contesto ambientale fortemente compromesso” è un problema sentito non solo dal Comune di Taranto, ma anche dal Ministero della Transizione Ecologica che, con la nota del 29.09.2021, ha chiesto alla Regione Puglia un aggiornamento della situazione “ai fini della definitiva messa in sicurezza delle discariche di Palombara e Mennole” Non solo. A seguito di accesso civico generalizzato, poco tempo fa abbiamo appreso che i due edifici all’interno della c.d. discarica Vergine non sono in possesso di certificato di agibilità che è quel documento attestante, ai sensi dell’art. 24 D.P.R. 380/2001, “la sussistenza delle condizioni di sicurezza, igiene, salubrità (a maggior ragione se si tratta di edifici collocati dentro una discarica, ndr), risparmio energetico degli edifici e degli impianti negli stessi installati”, nonché la conformità dell’opera al progetto presentato e la sua agibilità. Dal 2016 tale documento ha assunto il nome di segnalazione certificata di agibilità, ma la sostanza è rimasta la stessa.”

Stop alla logica di profitto

“Purtroppo, la mancanza di questa importate certificazione è un copione che si ripete nella nostra provincia, basti vedere quello che è accaduto per la discarica in contrada Chianche a Manduria, lasciando pensare a poca attenzione da parte degli Enti preposti. Appare evidente che finalmente i giudici, le leggi e persino la Costituzione, ormai all’unisono, vogliano porre un limite ad una logica del profitto che non sembra conoscere limiti, né davanti al diritto alla salute, né alla tutela dell’ambiente, e che mostra disinteresse anche per quelle “future generazioni” che a noi stanno a cuore sempre e comunque” dicono per concludere dall’associazione.

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