Taranto. Fabio Matacchiera. Nuovi dettagli e video dell’incredibile scoperta che sta appassionando gli studiosi

La straordinaria scoperta ha acceso la curiosità degli studiosi che vogliono capire di più riguardo l’epoca storica e soprattutto di cosa si tratta.

Secondo gli esperti potrebbe trattarsi di una costruzione antica più di mille anni

Fabio Matacchiera è l’autore della scoperta nelle acque a largo di San Pietro di Bevagna, in provincia di Taranto, del presunto molo, forse risalente al periodo romano. Ha raccolto le prime informazioni e provveduto immediatamente ad avvisare la Sovraintendenza Archeologica della Puglia.

Per avere una certezza occorre sentire il parere di esperti qualificati in materia.

In questi giorni, Matacchiera ha provveduto ad acquisire nuovi dettagli con l’utilizzo di un drone. Ha effettuato riprese e scattato foto contattando poi archeologi e cattedratici ai quali ha affidato lo studio del ritrovamento.

Incredibile sapere che nessuno aveva mai saputo o letto dell’esistenza di quanto ritrovato nelle acque di San Pietro in Bevagna e questa scoperta avvenuta nel 2018 sarà sicuramente scritta nella storia.

Anche un ex dirigente archeologo di grande esperienza riconosciuta della città di Taranto, ha studiato il caso. Consultandosi con altri colleghi afferma che ci troviamo di fronte a un imponente struttura, sicuramente un molo del periodo ellenistico.

Questo porto farà parlare di sè per molto tempo e già sono iniziate le prime immersioni per osservarlo più da vicino.

L’archeologo, accademico e professore ordinario di archeologia presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università degli Studi di Foggia, Giuliano Volpe, sta organizzando una  spedizione assieme ai suoi ricercatori.

La dott.ssa Rita Auriemma, docente e ricercatrice presso la Facoltà di Beni Culturali dell’Università degli Studi di Lecce, è interessata a fare un sopralluogo.

In questi giorni si sono consultati grandi esperti del settore, mostrandosi increduli e sorpresi della scoperta. Nella loro lunga esperienza, non hanno mai avuto di fronte una cosa di questa portata.

Fabio Matacchiera ha chiesto un parere a degli esperti come il Prof. Mario Lazzarini il quale  ha consultato il Prof. Andrea Belluscio, docente presso il Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università “La Sapienza” di Roma.

Nessuno di loro ha mai visto nulla del genere di naturale.

Proponiamo il video proposto su youtube.

YouTube video

Il fatto che il ritrovamento si trovi a diverse centinaia di metri dalla costa, non deve spegnere l’entusiasmo di chi, come Matacchiera vuole ipotizzare che si tratti di un pezzo di storia della regione Puglia.

Ciò che rende ottimisti è quanto riportato dalla letteratura scientifica, che sostiene

“La linea di costa ha avuto nel corso dei secoli notevoli variazioni, sia dal punto di vista morfologico che orografico, con avanzamenti e arretramenti anche di diverse centinaia di metri”.

Questo renderebbe maggiormente probabile la possibilità che l’opera, in un tempo lontano, potesse trovarsi sopra al livello del mare.

Ecco le informazioni date da Matacchiera, sulla base delle analisi prodotte da foto e video da lui stesso effettuati.

Lunghezza e larghezza del presunto molo – Si riesce ad intuire che il presunto molo debba aver avuto una lunghezza di circa 240 metri, una misura veramente importante, considerando che altre opere simili, rinvenute nel Mediterraneo, solitamente non superavano i 150 – 180 metri. La larghezza, invece, doveva attestarsi sui 20 metri.

Grandezza dei blocchi – I lati dei blocchi variano da 1 metro fino a 4 metri. Hanno forma pressoché parallelepipedale con spigoli stondati o hanno forma abbastanza irregolare, comunque sia, risultano in buona parte ben assemblati ed in fila tra loro, separati da un intercapedine.

Profondità 7 metri

Distanza dalla costa – L’opera è esattamente parallela alla linea di costa, si trova al largo ad una distanza che per motivi di sicurezza è meglio non divulgare.

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