Taranto: Legambiente risponde ad Acciaierie d’Italia

TARANTO – Acciaierie d’Italia annuncia per Taranto il rispetto delle emissioni ambientali per quanto riguarda il 2021 e Legambiente Taranto rilascia una nota attraverso la quale Ronzulli e Franco rispondono all’azienda che gestisce l’ex Ilva di Taranto.

Legambiente Taranto contro Acciaierie

“Ad Acciaierie d’Italia diciamo che esattamente come i Riva di tanti anni fa, anche loro si preoccupano di comunicare solo ciò che ritengono utile per portare acqua al proprio mulino; omettendo di indicare quello che numerosi studi scientifici hanno appurato da tempo e cioè che gli inquinanti originati dalla produzione industriale rendono più patogene le polveri tarantine. Un elemento, quest’ultimo, di conoscenza scientifica che, peraltro, Legambiente ha già segnalato innumerevoli volte negli anni passati; citando gli studi che lo attestano, e che chi produce acciaio dovrebbe ben conoscere”.

Di cosa si devono preoccupare in azienda, il monito

“Oltre a continuare a rispettare i limiti di legge per le emissioni e ad attuare senza ritardi quanto previsto dalla Autorizzazione Integrata Ambientale; il presidente e l’amministratore delegato di Acciaierie d’Italia si preoccupino di fornire ai cittadini di Taranto un documento che continua a mancare; la valutazione preventiva dell’impatto sanitario della attuale produzione dell’impianto siderurgico.”

Il signor Bernabè e la signora Morselli sicuramente non ignorano che Arpa Puglia, Aress Puglia e ASL di Taranto, hanno attestato a maggio del 2021; nell’ambito del procedimento di riesame dell’A.I.A., ‘la permanenza di un rischio sanitario residuo non accettabile; relativo ad uno scenario di produzione di 6 milioni di tonnellate/anno di acciaio’ cioè la produzione attualmente autorizzata per lo stabilimento di Taranto. Se sono così sicuri della attuale assenza di criticità in merito alla qualità dell’aria del capoluogo jonico cosa aspettano a chiedere ad Arpa Puglia; Aress Puglia ed ASL di Taranto di verificare se, per una produzione di 3, 4 o 5 milioni di tonnellate annue di acciaio, se questo rischio sussiste o meno?”.

OMS suggerisce già i limiti

“I valori limite suggeriti dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per una serie di inquinanti (compresi PM10, benzoapirene e PM 2,5) sono molto più bassi degli attuali limiti di legge italiani ed europei. – concludono – Il Governo si decida a disporre quella Valutazione preventiva del Danno Sanitario che chiediamo inascoltati da anni, volta ad appurare la produzione annua di acciaio realizzabile senza rischi inaccettabili per la salute, sia in prospettiva che in base all’attuale quadro emissivo dal siderurgico di Taranto. In sua mancanza le promesse di decarbonizzazione sono un bla bla bla utile solo a rimandare nel tempo scelte ineludibili già oggi”. Così concludono il comunicato congiunto i due rappresentanti di Legambiente Taranto.

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