Confindustria Taranto: Toma è il nuovo presidente

TARANTO – “Buon pomeriggio a tutti e benvenuti. L’occasione che oggi ci vede qui riuniti è per me particolarmente importante perché segna un passaggio fondamentale della mia storia personale e professionale. Desidero quindi, prima di ogni altra cosa, ringraziarvi tutti, uno per uno, perché se sono qui è Grazie a voi. Chi già mi conosce sa che non sono l’uomo dalle grandi promesse, e tantomeno dalle grandi “premesse”. Amo arrivare al nocciolo delle questioni e poter dire esattamente ciò che penso. E’ pertanto con grande convinzione che vi dico: oggi il cambiamento della nostra Confindustria Taranto, inteso in senso di crescita e di evoluzione, non è solo possibile ma è doveroso.” Queste le sue parole.

Taranto, le novità per Confindustria

“La mia esperienza di imprenditore, nata diversi anni fa e maturata in questi ultimi anni proprio in Confindustria, mi porta a immaginare una città incubatrice di nuove logiche economiche che vadano ad affiancare quelle industriali; parlo di un modello fondato sulla creazione di valore condiviso, con alla base strategie che riconoscano e valorizzino la centralità delle eccellenze Made in Puglia come traino di ogni settore. Il mio obiettivo sarà pertanto quello di formulare, di volta in volta, proposte concrete, ambiziose e allo stesso tempo misurabili, per ciascuna delle materie e dei settori che compongono il nostro sistema associativo. Alla base di questo progetto di rinnovamento ritengo indispensabile il costante e sincero confronto fra imprenditori tenaci e competenti, che vogliano accogliere le sfide che il territorio pone dinanzi a loro.”

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“Partendo dallo stato presente, nuovi e stimolanti obiettivi devono portarci verso un futuro di grande rivalsa, consapevoli che il cambiamento inizia già quando si vede il passo successivo. Sta a noi costruire il futuro! La nostra provincia ha potenzialmente in sé tutto il necessario per ambire a grandi traguardi, possibili solo se accresceremo la consapevolezza che lavorare insieme ci porterà anche a vincere insieme. L’intera comunità, le nostre imprese hanno vissuto mesi governati da grande incertezza, il futuro è sembrato sfuggirci, ma non abbiamo mai smesso di lavorare con fiducia e lungimiranza. Il nostro comune auspicio è, sicuramente, che a livello generale in questo 2022 possa strutturarsi una crescita solida, costante e duratura. La strada è ancora tutta in salita, anche se alcuni segnali positivi ci aiutano a percorrerla.”

La situazione a livello nazionale

“Vediamo brevemente assieme quale è lo scenario nazionale, almeno per quegli aspetti che ci riguardano da vicino. Gli effetti del caro energia si confermano purtroppo di segno negativo nell’indagine rapida del Centro Studi Confindustria di pochi giorni fa, in cui si rileva un forte calo della produzione industriale in gennaio (parliamo di un -1,3%), che segue una sensibile flessione già registrata a dicembre 2021. L’insufficienza di materiali e la scarsità di manodopera hanno toccato i valori massimi degli ultimi dieci anni. Significativi anche gli aumenti senza precedenti dei costi di esportazione e dei tempi di consegna. Il perdurante incremento dei prezzi delle commodity ha contribuito ad erodere i margini delle imprese, penalizzando l’attività industriale.”

“Secondo gli ultimi dati PMI del settore manifatturiero, l’indicatore, pur confermando un quadro espansivo per il diciannovesimo mese consecutivo, registra un rallentamento proprio a gennaio 2022, il peggiore dato in 12 mesi, a causa della persistenza di interruzioni sulle catene di approvvigionamento. La crisi in cui versa gran parte dell’industria è dimostrata dai circa 100 dossier aperti nei soli tavoli gestiti dal ministero dello Sviluppo economico, cui si sommano le crisi gestite su base regionale e quelle in capo al ministero del Lavoro. Le misure varate in questo senso dal governo sono sicuramente importanti ma rischiano di non essere esaustive.”

“Uno scenario che ci induce inevitabilmente a riflettere, perché tutto ciò che si va a palesare a livello nazionale produrrà i suoi effetti, in positivo o in negativo, anche sui nostri territori. Ma non ci dimentichiamo che saremo sempre noi, imprenditori, a “fare la differenza”: mettendo a sistema i punti di forza del nostro territorio ed affrontando, con impellenza e lungimiranza, temi – come la sostenibilità, l’innovazione, il lavoro, la formazione e l’internazionalizzazione – che richiedono azioni pianificate e di lungo respiro.”

La ripartenza dopo la pandemia

“In questi ultimi due anni il nostro tessuto industriale si è profondamente modificato a causa dell’emergenza pandemica. E’ quindi doveroso fare il punto sullo stato di salute delle nostre imprese: secondo l’ultimo rapporto Cerved, malgrado la pandemia abbia prodotto effetti severi sul sistema complessivo (portando ad un crollo dei ricavi per molte imprese, con conseguenti perdite e forti fabbisogni di liquidità per garantire la continuità aziendale), molte pmi hanno dato prova di un elevato livello di resilienza, favorito dai massicci interventi di policy.”

“In Italia gli interventi pubblici di sostegno diretto sono consistiti in ristori, indennizzi, moratorie, riduzioni e sospensioni di imposte, attivazione e ampliamento della cassa integrazione; gli interventi indiretti in garanzie sui prestiti e aumenti di capitale agevolati. Dati di confronto internazionale indicano che la dimensione del sostegno pubblico è stata nel nostro Paese particolarmente ampia (pari al 43,7% del Pil). Rispetto agli altri paesi, la strategia adottata dall’Italia è stata più centrata su sostegni indiretti (l’81% degli interventi). Questo approccio – basato ampiamente sulle garanzie pubbliche ai prestiti – genera un effetto leva e ha il vantaggio di gravare meno sul bilancio pubblico rispetto a interventi diretti.”

Le imprese subiscono la situazione anche a Taranto

“Succede che se il supporto pubblico ha finora evitato una serie di fallimenti non ha potuto però scongiurare un aumento di imprese a forte rischio di insolvenza: abbiamo tutti contezza che dallo scorso mese di gennaio le aziende sono tornate a pagare le rate dei finanziamenti pur con un’emergenza ancora in corso e problemi ancora tutti da risolvere. Occorre essere cauti, pertanto, nel parlare di “ripartenza”.

Quindi, se è vero che oggi la graduale uscita dall’emergenza pandemica richiede di abbandonare progressivamente questi provvedimenti emergenziali, (che hanno avuto il vantaggio della velocità), per favorire un ritorno alle normali logiche di mercato, è altrettanto vero che la ripartenza non potrà essere possibile se non si crea lavoro: quindi non più incentivi a pioggia bensì funzionali alle singole esigenze, che possano mettere le aziende nella condizione di diventare di nuovo moltiplicatrici di ricchezza. Aziende, lo ripeto, che sono state resilienti ma non potranno continuare ad esserlo per sempre. Ogni profondo cambiamento, tuttavia, porta con sè luci ed ombre. La domanda che ci dobbiamo porre, quindi, è, fra le altre, se la crisi possa tramutarsi in un’opportunità di crescita per le imprese.”

L’emergenza pandemica e la questione Taranto

“L’emergenza pandemica ha determinato infatti, oltre agli effetti di carattere economico- finanziario, altri che hanno modificato in modo strutturale le condizioni di domanda e di offerta. Pensiamo alla forte accelerazione dei processi di digitalizzazione, all’impatto sulla mobilità delle persone, ai nuovi processi di produzione e all’impulso su nuove attività, che hanno reso rapidamente obsoleti modelli di business precedentemente vantaggiosi. Si tratta di logiche che molte aziende hanno già implementato nei loro processi, traendone spesso vantaggio, e che anche questa Confindustria, nella propria organizzazione interna, ha rapidamente recepito per non trovarsi impreparata rispetto a scenari profondamente modificati: questa capacità di far fronte a mutazioni così repentine dovrà entrare nel DNA di tutti noi.” Queste le parole di Donato Toma.

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