Ex Ilva Taranto: Acciaierie d’Italia ferma l’Afo 4

TARANTO – Nuovamente fermato l’Altoforno 4 a Taranto presso l’Ex Ilva dopo la comunicazione di Acciaierie d’Italia. Già programmata fortunatamente la ripartenza per il prossimo 20 gennaio ma nonostante questo i sindacati non ci stanno e chiedono giustizia in difesa dei lavoratori.

Ex Ilva Taranto, le proteste

La Fiom attraverso una nota evidenzia insieme alla Fim “che tale criticità impiantistica non può continuare a ricadere sui lavoratori attraverso l’utilizzo della cassa integrazione e che necessitano di un ulteriore approfondimento con le organizzazioni sindacali per trovare soluzioni nel suddetto periodo di fermata. Infatti, abbiamo sin da subito richiesto la rotazione del personale e la possibilità di smaltire le ferie residue al fine di non gravare ulteriormente sul salario dei lavoratori. Pertanto, nei prossimi giorni informeremo i lavoratori sia sugli assetti di marcia dell’area a freddo che sulle richieste delle scriventi organizzazioni sindacali“.

Parla Gennaro Oliva di Uilm

“Adesso, con la prossima fermata di più impianti, salirà anche il numero degli effettivi dipendenti Acciaierie d’Italia in cassa integrazione”. E’ quanto dichiara Gennaro Oliva, coordinatore di fabbrica Uilm: “l’incontro odierno con l’azienda é andato malissimo. L’altoforno 4 viene fermato perché, come emerso da settimane, c’é un serio problema tecnico al crogiolo che andrà rifatto. Ci hanno detto che l’altoforno 4 ripartirà il 20 gennaio ma su questa data nutriamo forti dubbi”. “Ancora una volta – afferma Oliva – si palesa la completa inaffidabilità dell’attuale guida aziendale e stupisce per l’ennesima volta come lo Stato, azionista di Acciaierie d’Italia attraverso Invitalia, non faccia nulla per porre fine, una volta per tutte, questa deriva gestionale, produttiva e industriale”.

“Con lo stop dell’altoforno 4, la produzione di ghisa del sito di Taranto resterà affidata a solo due altoforni, 1 e 2, mentre una sola acciaieria su due esistenti effettuerà la trasformazione della ghisa in acciaio. L’acciaieria 1 si è già fermata diverse altre volte. Accade sempre quando uno degli altiforni dell’attuale sistema viene fermato. I lavoratori dell’acciaieria 1 sono molto arrabbiati – dice Oliva – ora che hanno appreso gli esiti dell’incontro.”

Molti lavoratori in cassa integrazione

“Questa gente farà Natale in cassa integrazione e di certo non sarà un bel periodo economicamente parlando. Acciaierie d’Italia si accinge, di conseguenza, a chiudere il 2021 come già nel 2020 con un basso livello di produzione rispetto alle sue potenzialità e rispetto alla soglia produttiva autorizzata dalle norme ambientali, pari a 6 milioni di tonnellate annue di acciaio. Per il 2021, dopo un 2020 chiuso con poco più di 4 milioni di tonnellate di acciaio, l’azienda puntava a raggiungere i 5 milioni di tonnellate, primo step di una graduale risalita in cinque anni. L’obiettivo dei 5 milioni, però, non dovrebbe essere centrato“.

“Dopo oltre un mese di silenzio, nella tarda mattinata odierna, Acciaierie d’Italia ha convocato le OO.SS. per illustrare l’assetto di marcia degli impianti, legato all’imminente fermata di AFO/4 che, il giorno 1° dicembre, inizierà le attività di colaggio della salamandra per quindi essere improduttivo presumibilmente sino al 20 gennaio 2022, salvo verificare la veridicità della stessa soltanto a fermata effettuata e comprendere il reale stato dell’Altoforno. Tale fermata comporterà inevitabilmente la fermata dell’Acciaieria 1 e la probabile rotazione di circa 70 lavoratori in Acciaieria 2, mentre per gli impianti a valle si dovrà attendere le prossime settimane per quantificare quale sarà l’impatto sulle attività produttive”.

“Questo è ciò che è emerso, in termini generali, dall’incontro, assolutamente poco esaustivo. Non è ipotizzabile che un’azienda di siffatta importanza non abbia ipotizzato le ricadute sul piano occupazionale, affermando soltanto che ci sarà un incremento della CIGO”.

UGL chiede chiarezza

UGL chiede in modo fermo di sapere il motivo per il quale l’altoforno 4 sia stato fermato, attraverso una nota diretta ad Acciaierie. “Acciaierie d’Italia continua a trincerarsi dietro il più assordante silenzio, tranne che per confermare la produzione di 6 milioni di tonnellate per il 2022, dato a nostro parere poco veritiero ma soltanto un proclama volto ad imbonire i mercati e gli investitori, istituzionali e non. Quindi si dovrà attendere che l’azienda comunichi le modalità ed i numeri dei lavoratori da porre in CIGO, con la speranza che nel mentre, il governo, oramai latitante, “prenda di petto” la situazione, evitando una ennesima carneficina sociale ed un ulteriore depauperamento degli impianti, che sono ancora proprietà dello Stato italiano” concludono dall’UGL.

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“Terminato in tarda mattinata l’incontro tenuto tra Acciaierie d’Italia e le organizzazioni sindacali. Oggetto: i prossimi assetti di marcia. Solite dichiarazioni prive di contenuti che possano rassicurare sui futuri sviluppi. A causa del guasto in Afo 4, il reparto si fermerà dal prossimo 1 dicembre. Indispensabile il processo che permetterà di svuotare il forno per poter verificare entità e natura del guasto (tecnicamente chiamata “bucatura di salamandra”). Si ferma Acciaieria 1 con ricaduta su tutto il personale in cassa integrazione, oltre che in Acc1 appunto, in Colata Continua 1 (CCO1), Colata Continua 5 (CCO5) e Afo 4″.

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