ArcelorMittal lascerà l’Ex Ilva il 15 gennaio

TARANTO – ArcelorMittal ha annunciato ufficialmente l’addio all’Ex Ilva di Taranto per il prossimo 15 gennaio.

La società franco-indiana ha dichiarato che provvederà a tutti i pagamenti dell’indotto, ma ha anche stilato un calendario per le chiusure degli altoforni. Ricordiamo che se questi saranno spenti definitivamente, sarà molto difficile per un eventuale investitore rimettere tutto in moto.

Il calendario prevede:

  • chiusura dell’altoforno 2 già a dicembre (il 12);
  • chiusura dell’Afo 4 il 30 dicembre;
  • completamento con chiusura Afo 1 il 15 gennaio 2020.

L’azienda ha confermato la chiusura tra il 26 e il 28 novembre anche del treno interno che trasporta le merci, per assenza di forniture. Domani ci sarà il tavolo ministeriale, dove ArcelorMittal chiederà di poter mantenere i 5000 esuberi.

L’incontro si terrà al Ministero per lo Sviluppo Economico, alla presenza del ministro Patuanelli e del Premier Giuseppe Conte.

– 200 milioni di euro per l’indotto

Tra i 50 milioni di euro non pagati da ArcelorMittal e gli altri 150 milioni non pagati dalle gestioni passate, le aziende dell’indotto subiscono seri danni e non possono provvedere agli stipendi.

Oltre alla Gamit, che ha annunciato ufficialmente lo stato delle cose, Antonio Marinaro di Confindustria Taranto evidenzia ulteriori criticità.

“Noi è dal 2012 ad oggi che abbiamo continuato a sopportare lo stabilimento e siamo le aziende del territorio dell’indotto che lo hanno consegnato funzionante, dopo due tornate di commissari, all’attuale ArcelorMittal. Per cui grazie anche ai nostri 150 milioni di euro donati allo Stato nel 2015 lo stabilimento è ancora in funzione” spiega.

Confindustria ha chiesto al capo dello Stato Sergio Mattarella di intervenire nella vertenza dell’Ex Ilva, per spingere ArcelorMittal a tornare indietro sui suoi passi.

Le reazioni politiche sulla vicenda ArcelorMittal

Anche la politica non ha mancato nel fare dichiarazioni. Il primo è stato il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, che ha auspicato la fine del rapporto con la società franco-indiana e il ripristino della fabbrica solo previo rinnovamento tecnologico e decarbonizzazione.

Anche Luigi Di Maio ha voluto inserire la vicenda come importante nell’agenda del Governo, sottolineando la sua vicinanza sia agli abitanti di Venezia per i recenti allagamenti, che a quelli di Taranto per la vicenda di ArcelorMittal.

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