Call center a Taranto peggio di un caporalato e la CGIL chiede il sostegno delle istituzioni

TARANTO – Sette donne hanno raccontato la loro disavventura accaduta dopo aver risposto a un’inserzione.

Un’azienda di Lecce con sede a Taranto offriva 12 mila euro l’anno, ma la realtà era ben diversa.

La Sic Cgil ha denunciato lo sfruttamento di molti impiegati del call center di Taranto, ma come questo ce ne sono moltissimi in tutto il territorio nazionale.

Le donne hanno svolto un breve periodi di lavoro alle dipendenze di questa azienda, poiché al posto di una regolare busta paga hanno ricevuto il bonifico per un mese di lavoro di soli 92 euro, che secondo i calcoli del sindacalista a cui si sono rivolte, corrisponde a soli 33 centesimi di euro, l’ora.

Sulla base delle dichiarazioni, se qualche lavoratrice si allontanava dalla postazione di lavoro solo per recarsi in bagno, non gli veniva riconosciuta quell’ora.

Con una conferenza stampa, Il segretario generale della CGIL, Andrea Lumino, ha illustrato i fatti e ora i legali stanno valutando la possibilità di collegare il caso alla legge contro il caporalato.

Lumino ha invitato le istituzioni a rafforzare con il loro sostegno il sindacato dei lavoratori.

Lavori come questi fanno perdere la dignità umana allo stesso modo di quelli dello sfruttamento nei campi.

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