Ex Ilva Taranto: sindacati chiedono di validare l’accordo

TARANTO – I sindacati chiedono di dare valore all’accordo firmato nel 2018 dal Ministero a Roma per attuare il piano di riassorbimento dei 1600 lavoratori coinvolti. Ancora una volta l’ex Ilva di Taranto è protagonista delle questioni che riguardano il lavoro.

Ex Ilva Taranto: piano di riassorbimento, le richieste

«Quello del 2018 non fu un accordo bluff. Per i sindacati e i lavoratori quell’accordo è ancora valido. Fu firmato dal Ministero dello Sviluppo Economico, da Am InvestCo, da Ilva in As, dai sindacati, fu poi votato e approvato in un referendum dai lavoratori. In quell’accordo, che tiene dentro lavoro, salute e ambiente, è previsto il riassorbimento a fine piano dei 1600 operai di Ilva in As e ci sono dei vincoli e dei parametri da rispettare» Queste le parole.

Vernile di Uilm è chiaro

Inoltre sempre il sindacato aggiunge «La responsabilità – spiega Piero Vernile di Uilm – è del governo e della politica tutta. Per chiudere anche il contenzioso giudiziario c’è stato l’accordo tra lo Stato e ArcelorMittal, di cui ancora non si conoscono bene i contenuti. Piano che non fu condiviso con i sindacati. Per noi quell’accordo del 2018 è valido. Se deve essere cambiato, bisogna sedersi a un tavolo, pensare a strumenti speciali, come è avvenuto per l’amianto, dire chiaramente qual è il piano industriale di quell’azienda, quanti milioni tonnellate l’anno deve produrre nel rispetto dei vincoli ambientali, quanti esuberi sono previsti e se sono strutturali». Bisogna garantire «un futuro – attacca Vernile – a tutti i lavoratori, non con le parole e le chiacchiere. Noi siamo pronti a mettere in campo tutte le iniziative di mobilitazione necessarie».

La situazione della Lacaita

Altra questione che in questi giorni sta caratterizzando lo stabilimento siderurgico è quella dell’azienda Lacaita che viene da una situazione già pesante alla base. Inoltre sempre la sigla sindacale si dice disponibile a formulare un accordo per i licenziamenti e allo stesso tempo cercare alternative possibili grazie agli ammortizzatori sociali.

“La Lacaita – aggiunge Cosimo Amatomaggi sempre della Uilm – viene già da una situazione pesante. Attualmente il personale è tutto in forza all’azienda, però l’intenzione è di tagliarne metà. Non siamo ovviamente disponibili a fare un accordo sui licenziamenti e chiediamo che si cerchino tutte le alternative possibili con gli ammortizzatori sociali”.

Infine sempre le parole del sindacato

“Le aziende che lavorano col siderurgico si dividono in monocommittenti o prevalentemente monocommittenti – spiega Cantoro -. Per il 70 per cento del personale oggi sono aperte procedure di cassa integrazione ordinaria”. “L’aspetto singolare – aggiunge Cantoro – è che il lavoro per queste imprese non mancherebbe. Molte di loro si sono già aggiudicate commesse che vanno dai ripristini ai rifacimenti impiantistici alle manutenzioni ordinarie e straordinarie. Non possono però cominciare i lavori perché Acciaierie d’Italia non fornisce il benestare finale”. Così si conclude il comunicato.

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