Ex Ilva, ArcelorMittal annuncia chiusura acciaieria 1 ad Aprile

TARANTO ArcelorMittal ha deciso di chiudere l’ex Ilva il prossimo 1° Aprile, con un esubero di 250 persone.

L’annuncio arriva dopo la pronuncia del Tar del Lazio. Secondo il Tar, il ricorso presentato dai commissari straordinari non si può accettare. Infatti, le bonifiche richieste nel Piano ambientale adottato con DPCM 2017 non sarebbero state adottate.

Quindi, le attività di bonifica si devono fare, altrimenti non si può procedere con ulteriori deroghe.

Nel frattempo, prosegue la vertenza ex Ilva. Infatti, secondo i sindacati ci sarà un nuovo riassetto del lavoro all’interno della fabbrica. ArcelorMittal ha spiegato agli operai che dal 23 gennaio ci sarà la chiusura dell’altoforno 1.

Questa chiusura sarà valida fino a fine marzo. Questo vuol dire che ci saranno persone in esubero che andranno in cassa integrazione e si aggiungeranno a quelli degli esuberi precedenti.

In più, gli operai attivi lavoreranno solo con l’altoforno 2. Da considerare anche che l’Afo 2 dovrebbe essere soggetto a manutenzioni visto il contenzioso precedente con il tribunale del Riesame.

ArcelorMittal: la risposta dei sindacati

In tutto, le persone in esubero con questo riassetto sarebbero 250. Quindi, i sindacati Fim, Fiom e Uilm hanno scritto una nota congiunta, evidenziando le proprie perplessità. Secondo questi enti, infatti, questa scelta minerebbe la sicurezza e darebbe origine a ulteriori emissioni.

L’Usb ha scritto una nota a parte sulla vertenza ArcelorMittal, chiedendo un accordo con il Governo per una reale riconversione economica. “La produzione rimarrà inalterata, le uniche differenze saranno altri 250 dipendenti in cassa, probabili e sensibili ricadute sui lavoratori dell’appalto e un aumento delle emissioni derivante dalla marcia a 3 forni in Acciaieria 2” spiegano dal sindacato.

Nel frattempo, prosegue il percorso legale a Milano, dove sono arrivate le memorie delle diverse parti in causa e si attende un riscontro dal Tribunale di Milano. Proprio stamattina è arrivata l’ultima memoria, quella della Procura del capoluogo lombardo, che ha affermato di aver dovuto procedere perché ci sarebbero “interessi pubblici coinvolti sotto il profilo della tutela dell’ambiente, dell’occupazione, degli impianti strategici per l’economia nazionale”.

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