Scuola: tra ordinanze e DPCM i presidi scrivono ad Emiliano

MASSAFRA – La scuola sta vivendo momenti difficili tra quarantene da gestire, interlocuzioni con l’ASL e le istituzioni, alternarsi di ordinanze che cambiano ad horas l’organizzazione della didattica. Con l’ultima ordinanza alla commistione di didattica a distanza e didattica in presenza si aggiunge che saranno le famiglie a scegliere la modalità di erogazione delle lezioni. Per cui la scuola si trova a dover conciliare molteplici esigenze con non poche difficoltà.

Questa situazione ha spinto i dirigenti scolastici a scrivere una lettera al presidente Emiliano. Tra i firmatari ci sono anche i dirigenti scolastici massafresi del De Ruggieri, dell’IC “De Amicis Manzon” e dell’IC “San Giovanni Bosco” “Gentile Presidente dott. Emiliano, con la presente lettera noi dirigenti scolastici delle scuole pugliesi intendiamo esprimere sconcerto per l’ultima ordinanza, la 413, da lei emanata. Lo scopo della presente è non è di chiederle di ritirarla, sappiamo che non lo farà mai. Tutti vedono la determinazione con la quale lei sta affrontando l’emergenza da coronavirus.

Quello che a noi sfugge è come mai tenta di arginare la diffusione del virus agendo sulle scuole,come se queste si fossero dimostrate focolai pericolosi. Se questa è la premessa a motivazione delle ordinanze (questa è la terza in quindici giorni!) noi la respingiamo con forza. Cercheremo di esporre il nostro punto di vista, senza per questo volerla tediare.

I dirigenti scolastici pugliesi e di tutt’Italia, consapevoli della responsabilità e dell’aspettativa che si era creata sulla riapertura delle scuole, hanno passato l’estate a studiare protocolli e documenti, predisporre modelli ed azioni per la difesa e la tutela della salute dei lavoratori e degli alunni e studenti che sapevano a settembre sarebbero tornati sui banchi.

Noi abbiamo studiato nuovi ingressi ed uscite, gestito personale supplementare, emanato circolari, predisposto aule, convertiti e messi in sicurezza ambienti, fatti gli acquisti, incontrato gli enti locali per raccordarci sugli infiniti aspetti connessi al servizio scolastico, sentiti RSPP, medici competenti, sindacati. E poi, quando è iniziata la scuola, gestito lavoratori fragili, alunni fragili,rassicurato famiglie, consegnato dispositivi digitali in comodato, predisposto protocolli per la DDI, aggiornato documenti di valutazione, assicurato l’inclusione, gestiti i problemi connessi alle supplenze,avviato smart working. Il personale scolastico non si è mai sottratto ai doveri ed insieme abbiamo sempre affrontato con dedizione le difficoltà che via via emergevano. Ci siamo adattati.

Tuttavia ci era parso, sin dall’estate, evidente che avremmo dovuto adattare la vita scolastica alle esigenze dei trasporti, quando in un mondo ideale avrebbe dovuto essere il contrario. Abbiamo pertanto scaglionatogli ingressi studiato soluzioni praticabili, nei limiti del personale assegnato. Ci siamo adattati.

Iniziata la scuola e con l’arrivo dei primi contagi ci siamo da subito accorti che il sistema dei tracciamenti messo in piedi dal sistema sanitario è andato via via sempre più in sofferenza e si è certamente mostrato inadeguato sotto un aspetto per noi fondamentale: la comunicazione. Molto spesso noi dirigenti ci siamo trovati a prendere decisioni “al buio” senza uno straccio di comunicazione, seppur telefonica. Abbiamo chiuso aule e mandato in Dad classi, quando il protocollo prevedeva che l’autorità preposta a farlo avrebbe dovuto essere l’ASL. Ma tant’è, l’esigenza incalzava, le comunità non sono disposte ad aspettare i tempi della burocrazia soprattutto quando c’è di mezzo la salute. Abbiamo preso decisioni a tutela di tutti, ma che molte volte ci hanno lasciati esposti. Non importa. Ci siamo adattati.
Abbiamo nuotato in un mare di norme, circolari, note, protocolli dei ministeri più disparati, emanati a ritmi serrati, lavorando di sabato, di domenica, senza guardare l’orologio. Ci siamo adattati.

Ed ora è emersa l’urgenza di adattarsi in fretta alle ordinanze che lei sta emanando a ritmo incalzante.

Emana la prima ordinanza il 25 Ottobre, i cui effetti si sono sovrapposti al DPCM del 24 ottobre che ha costretto gli Istituti Secondari a riorganizzarsi due volte nel giro di pochi giorni.

Emana la seconda ordinanza, la famosa 407 che chiude tutte le scuole tanto da far pensare che la Puglia fosse in “zona nera”, visto che le scuole primarie e la prima classe delle scuole medie non venivano chiuse neanche in zona rossa. Nello stesso provvedimento ci viene chiesto un monitoraggio sui casi positivi attuali che per noi diventa impossibile da compilare correttamente.

Primo perché con gli alunni tutti a casa perdiamo il controllo di molti numeri. Secondo perché, come detto sopra, i dipartimenti di prevenzione non si preoccupano di faci sapere che sono in corso tracciamenti. Terzo perché ci pare di capire che scarica sulle scuole parte di un lavoro che dovrebbe essere di competenza delle ASL. Sempre nel mondo ideale di cui sopra, dovrebbero essere le ASL a comunicare alle scuole questi dati, e non le scuole alle ASL.

Ma anche stavolta abbiamo avviato in tempi da record le classi digitali ed assicurato un servizio che abbiamo cercato di rendere di qualità il più possibile e risposto al suo monitoraggio. Ci siamo adattati.

Adesso lei emana una circolare, la 413, ci vien da pensare “di riparazione” alla precedente 407, che se possibile peggiora le cose. In pratica lei ha messo la scuola nelle mani delle famiglie. Ha istituito, ci passi l’espressione, la scuola “a la carte”. Noi siamo servizio alla comunità, e crediamo di interpretare al meglio delle nostre forze questo ruolo, ma lasci decidere alle scuole in che modo garantire i servizi. Del resto esiste una corposa normativa (a partire dalla Costituzione) che stabilisce che la competenza in merito alle scelte didattiche è strettamente dei Collegi dei docenti. Non può con un ordinanza stabilire lei le modalità di erogazione del servizio, tanto che alcuni di noi si sono anche chiesti se questo non abbia rilievo di nullità. Ci detta con urgenza anche l’agenda della gestione amministrativo-contabile.

In più pubblica un post su facebook che pone l’accento sulla presunta “inadeguatezza del sistema scolastico pugliese ad attivare subito la dad”. Se non fossimo uomini e donne che combattiamo la sua stessa quotidiana battaglia per assicurare i servizi e far sentire la presenza dello stato ai cittadini, ci verrebbe addirittura da pensare che ce l’ha in qualche modo con noi.

Stante così le cose noi nutriamo forti dubbi che lasciare libertà di venire a scuola o stare a casa possa permetterci di organizzare (nello spazio di un weekend!) un servizio decente. Non si può pensare di avere mezza classe in presenza e mezza a casa, se non col doppio del personale o peggio, con le telecamere in classe. Badi bene, noi siamo preoccupati per la salute delle nostre comunità non meno di lei. Ma conosciamo il mondo in cui operiamo e sappiamo che esistono anche dei limiti invalicabili. Come garantire tutte le ore in più di lavoro che verranno richieste? Come faranno le reti delle scuole a tenere aperti tanti collegamenti? Come garantire equità di trattamento tra chi è in presenza e chi è a casa? La valutazione sarà uguale per tutti? E’ possibile garantire l’inclusione? Come vede simili provvedimenti, scritti senza conoscere le specificità del servizio coinvolto, creano problemi che certamente non possono essere risolti nello spazio di un weekend.

Siamo preoccupati perché temiamo di perdere di vista l’orizzonte ed il senso del lavoro di una scuola: la didattica. Volutamente questa parola è stata usata quasi mai nella lettera. Perché ci sentiamo schiacciati sulla dimensione organizzativa e stiamo tralasciando quello che dovrebbe essere invece il “core business” di ogni istituzione.

Siamo preoccupati perché temiamo di perdere la credibilità che a fatica ogni istituto scolastico ha conquistato palmo a palmo presso le proprie comunità.

Siamo preoccupati perché ci sembra che il mondo scolastico, per motivi a noi ignoti, abbia già perso di credibilità presso le istituzioni che invece dovrebbero affiancarci e difenderci.

Siamo preoccupati da tutti questi provvedimenti scritti da figure estranee al mondo della scuola e che ci vengono calati dall’alto senza essere interpellati.

Siamo preoccupati perché sappiamo adattarci, ma la nostra capacità di resilienza ha raggiunto il limite.

Conserviamo come sempre fiducia nelle istituzioni da lei rappresentate e le auguriamo buon lavoro.»

Mariella Eloisia Orlando

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