Patto per Taranto: intervista ad Antonio Cannone

TARANTO – Il consenso ampio sorto intorno alla figura di Walter Musillo nasce dopo un lungo percorso nel tempo, dopo la vittoria di Gugliotti in Provincia. «È un percorso abbastanza lungo nel tempo e parte da quella che fu la vittoria del presidente Gugliotti alla Provincia. Si ricorderà bene che quello fu già un primo esperimento di una coalizione trasversale che vedeva i due competitor Gugliotti e Melucci contendersi la poltrona di Presidente della Provincia. È evidente che in quel momento ci fu già una prima destabilizzazione della maggioranza Melucci, che sfociò nelle dimissioni del sindaco Melucci, poi ritirate. Perché accadde questo? Perché evidentemente, per chi sa come vanno le votazioni alla Provincia negli ultimi anni, lui si accorse che un bel numero di componenti della sua maggioranza non lo aveva votato. Si evinceva facilmente, perché avrebbe dovuto trovare diciassette schede a suo favore di colore viola e ne trovo tredici o quattordici».

Elezioni Taranto: si parla delle dimissioni di novembre

Presenti anche alcuni di quei 17 famosi che decretarono la fine dell’esperienza della giunta Melucci a novembre 2021. Una volta finita la pandemia quindi si è poi deciso di far cadere l’amministrazione comunale dopo lunghi discorsi cominciati già due anni prima.

«Siamo andati avanti a strappi, perché poi, per senso di responsabilità da parte di tutti, durante la pandemia decidemmo di non portare avanti questo discorso, perché forse non era responsabile lasciare un Comune scoperto proprio dalla macchina amministrativa e politica durante questa fase terribile che coinvolse tutto il mondo. Quindi ci fermammo momentaneamente, anche se continuammo a parlare di questa eventualità durante tutto il percorso. Finita, diciamo così, l’era funesta della pandemia, ricominciammo a parlare di questa eventualità, di questa coalizione trasversale che poteva avere radici in quella precedente che aveva portato Gugliotti alla Presidenza della Provincia. È indubbio che le riunioni, i discorsi, gli incontri, sono stati tanti e tali per cercare di riportare tutto alla iniziale convinzione che forse era il caso di far cadere Melucci quanto prima perché continuava, secondo il nostro parere, a sperperare denaro pubblico, a non accontentare nessuno. Noi abbiamo fatto il nostro dovere di oppositori, e ci rendiamo conto che se noi non facciamo questo poi l’opposizione a cosa serve? Qualcuno ha avuto forti critiche verso i componenti della maggioranza, nel fare questo servizio quando mancavano appena sei mesi [alla fine della consigliatura, ndr].”

Far cadere Melucci l’unica strada

Purtroppo l’insoddisfazione aveva toccato livelli talmente alti da invogliare senza alcun dubbio a proseguire sulla strada già intrapresa. A questo proposito aggiunge: “Però qualcuno non si è posto anche la domanda: Un consigliere di maggioranza, a sei mesi dalla conclusione della consigliatura, avendo la possibilità di fare campagna elettorale negli ultimi sei mesi e appropinquarsi alle prossime scadenze, avendo referenti assessorili all’interno della maggioranza e, quindi, avendo la possibilità ancora di più di gestire la macchina amministrativa del Comune, perché a un certo punto decide di mandare a casa Melucci? Evidentemente perché l’insoddisfazione aveva raggiunto livelli tali per cui non c’era più la possibilità né di mediare né di ragionare né di fare nulla. La goccia che credo abbia fatto finalmente traboccare il vaso fu la possibilità che Melucci, nel seguente Consiglio Comunale che si sarebbe tenuto di lì a pochi giorni, avrebbe fatto una variazione di bilancio in cui estrapolava 500.000 € circa da un capitolo di spesa che è di riserva, che serve solo per le urgenze e le emergenze, per poter fare comunicazione del territorio. Ma le comunicazioni del territorio si fanno fuori dal proprio territorio per promuoverlo e non ai giornali che sono del territorio, sia cartacei che online. Quindi quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Ci si riunì in ultima analisi, ci contammo e vedemmo che la possibilità di mandare a casa questa amministrazione c’era e così si riformò quasi la stessa coalizione trasversale che mandò Gugliotti alla Presidenza della Provincia. Questa coalizione era formata da attuali consiglieri di opposizione, attuali consiglieri di maggioranza ed ex consiglieri che, evidentemente, erano scontenti anche della gestione dell’amministrazione Melucci. Faccio un esempio per capirci; Franco Cosa, con il suo SDS e con il suo candidato sindaco dell’epoca, Brandimarte, pur avendo un notevole aiuto da parte di questa di questa forza politica, non venne tenuto per niente in considerazione neanche dal punto di vista politico».

Si torna a parlare del passato

Lo strappo politico tra Musillo e il Pd poi è un altro argomento caldo affrontato nel corso dell’intervista. Il tutto è scoppiato a causa delle negligenze da parte dei Dem dato che mancava una linea chiara politica oltre che una vera e propria programmazione. «Non è stato il litigio che ha portato Musillo ad allontanarsi. Se c’è fondamento di un litigio è perché forse Musillo sin da subito gli aveva fatto notare che loro dovevano dare come dire il via a una programmazione di amministrazione che evidentemente affondava le radici in qualcosa che per loro non era conveniente. Noi ricorderemo gli assessori che venivano da Bari, noi ricorderemo gli assessori nominati e cacciati senza avere neanche il tempo di spolverare il telefono della propria scrivania. Noi ricorderemo gli assessori come Sergio Scarcia, un galantuomo, un professionista, cacciato solo perché non ha preso le difese del Melucci di fronte all’Ordine degli Architetti – voleva che lui facesse un intervento di questo genere, non facendolo perché non aveva senso è stato defenestrato immediatamente – . Quindi tutta una serie di cose per cui anche gli alleati erano stanchi di questo modo di condurre la macchina politica e non solo amministrativa.”

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Inoltre “Musillo argomentava nei contenuti l’allontanamento da questa persona politica che era Melucci. L’argomentava portando avanti quello che non si era fatto per la differenziata, portando avanti quello che non si era fatto per la foresta urbana, portando avanti quella che era una situazione antipatica, equivoca, rispetto alla decisione su Ilva, ricorso sì, ricorso no, Calenda che arriva, si cambia il pensiero di 24 ore prima… Noi queste cose le ricordiamo e Musillo ricordava, come tutti noi, e non ha avuto remore durante gli anni a dirlo. Quindi oggi la candidatura di Musillo, che è il frutto degli ultimi sei-sette mesi rispetto a quello che sono stati i quattro anni precedenti, in cui non si pensava proprio che Musillo potesse essere il candidato sindaco, va da sé che non può essere considerata una coalizione né una candidatura “contro”».

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