Rinaldo Melucci: “Discutere apertamente delle tecnologie”

TARANTO – Rinaldo Melucci commenta in due note pubblicate sul sito del Comune di Taranto quanto sta avvenendo nella vicenda ex Ilva. Nella prima nota, il primo cittadino di Taranto ha espresso alta considerazione nei confronti del presidente Giuseppe Conte. Infatti, per Melucci: “il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte sia uno dei pochi a comportarsi con grande lucidità e fermezza sul dossier Ilva”.

Questo, però, non basta per il sindaco di Taranto. Infatti, il primo cittadino chiede sempre a gran voce che, oltre ai sindacati, ci sia al più presto un incontro con la comunità ionica, non soltanto con le sigle sindacali. Per l’incontro del prossimo giovedì, Rinaldo Melucci chiede di sapere quali saranno le tecnologie che permetteranno di sostituire gli impianti a carbonio dell’ex Ilva.

La decarbonizzazione per il polo siderurgico è uno dei temi che hanno una rilevanza particolare anche per il governatore Emiliano e per l’assessore regionale allo Sviluppo Economico Mino Borraccino. Per Melucci, però, non ci sarebbe da aspettare altro tempo, anzi. Più tempo passa, più la situazione potrebbe deteriorarsi. Da qui, la necessità di occuparsi subito della vertenza a prescindere dagli attori protagonisti: “occorre dare definitivo slancio ad un ciclo di bonifiche completamente svincolato dall’assetto produttivo o dalla proprietà dei compendi aziendali” spiega Rinaldo Melucci.

Le richieste di Rinaldo Melucci

Per il Cantiere Taranto, il sindaco chiede anche che non si utilizzi più la collaborazione con partner stranieri. Il sindaco di Taranto ha chiesto in una seconda nota di lasciar lavorare la magistratura nella questione dell’Afo2. Infatti, i giudici hanno sentenziato che la proroga non è più possibile. Quindi: “si lascino operare in serenità Magistratura e Commissari di Governo“.

Ora si deve capire cosa farà il Governo dopo la richiesta di ArcelorMittal di fare circa 3000 esuberi per via della chiusura dell’altoforno 2 stabilita dal Tribunale di Taranto come conseguenza al rigetto della richiesta di proroga da parte della società franco-indiana.

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