Sindacato pensionati della Cgil denuncia la disavventura vissuta da una paziente oncologica presso l’ospedale SS. Annunziata di Taranto

TARANTO – Una donna di Fragagnano, assistita nell’Ospedale di San Giovanni Rotondo a Foggia, dove le avevano impiantato nel braccio un picc per la chemioterapia, avendo notato nei giorni successivi un gonfiore nella zona del catetere, si è rivolta al SS. Annunziata di Taranto, dove il problema non si è risolto.

Il Sindacato pensionati della Cgil ha esposto la disavventura vissuta, nell’ambito della sanità pubblica, della paziente oncologica di Fragagnano.

In un incontro con gli operatori dell’informazione, con il segretario provinciale dello Spi Giovanni Angelini e la figlia della donna di Fragagnano, è stata esposta la disavventura della paziente.

Quando la donna ammalata di tumore aveva accusato un disturbo al braccio, essendosi gonfiata la zona del catetere inserito, ha avuto la necessità di correre presso il pronto soccorso dell’ospedale di Taranto.

La figlia ha accompagnato la madre al pronto soccorso dell’ospedale SS Annunziata di Taranto, ma da qui, la donna è stata trasferita al reparto di chirurgia vascolare dove le sono stati prescritti degli antibiotici, ma il picc è stato lasciato dove si trovava.

La figlia della paziente ha raccontato che il giorno successivo, le condizioni della madre sono peggiorate e la paziente è stata accompagnata all‘ospedale Moscati dove è stata riscontrata una trombosi venosa in atto. Trasferita d’urgenza al reparto rianimazione, il picc finalmente è stato rimosso.

Giunge un plauso all’ospedale Moscati che ha prestato le cure alla donna, ma la figlia i domanda perché al SS Annunziata di Taranto, non si è intervenuti come di dovere?
Alla paziente non è stato effettuato nemmeno un emocromo per conoscere le sue condizioni generali, nè tantomeno è stato eseguito un ecodoppler venoso del braccio, sede del picc.

Dell’accaduto è stato informato lo Spi Cgil che si è attivato con l’Urp – Ufficio relazioni con il pubblico della Asl di Taranto al quale è stato esposto il problema. Il dirigente ha assicurato che al più presto sarebbe arrivata una risposta, ma così non è avvenuto.

Come dichiara la figlia della paziente oncologica, non si poteva pretendere di riportare la madre nella struttura ospedaliera dove stava effettuando la chemioterapia, sottoponendo la donna ad un lungo viaggio.

Per questo motivo è stata presa la decisione di rendere pubblico in caso, perché è inaccettabile che una struttura ospedaliera si rifiuti di venire in soccorso di un paziente rimandando le responsabilità all’ospedale presso cui aveva prestato le prime cure.

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