A Bari si discute come accogliere i rifugiati dall’Afghanistan

Gli eventi di Kabul hanno messo in allarme e quanto sta accadendo alla popolazione in questi giorni sta facendo riflettere. Il sindaco Decaro e l’assessora comunale al Welfare Francesca Bottalico stanno cercando di individuare come poter accogliere i rifugiati dall’Afghanistan e mostrare a questo popolo solidarietà e affetto. Tanta la gente che sta scappando dai talebani, che hanno invaso kabul e hanno preso il potere. Dal canto suo la città di Bari è pronta ad ospitare chi ha bisogno nelle strutture del territorio e ad avviare anche percorsi di inserimento socio-lavorativo per far condurre loro una vita normale.

I rifugiati dall’Afghanistan potranno essere ospitati nelle strutture di Bari

Il sindaco Antonio Decaro ha sottolineato che diventa sempre più difficile fare finta di niente e il susseguirsi negli eventi a Kabul sta destando seria preoccupazione. La città di Bari, insieme ai comuni dell’Anci, ha fatto presente al Governo di essere disponibile ad ampliare il proprio progetto della rete Sai. Si tratta di una sistema di accoglienza e integrazione che la città vorrebbe ampliare per riservare ulteriori posti ai collaboratori afghani e alle loro famiglie. Il primo “step” del modello è proprio il progetto della rete Sai, di cui fanno parte strutture convenzionate e gestite con il ministero, che offrono mediazione interculturale, accoglienza, affiancamento sociale, psicologico e sanitario, e anche un percorso per far inserire nel lavoro e nella società i rifugiati dall’Afghanistan.

Altre iniziative affiancherebbero il progetto

Oltre al progetto Sai ci sono anche altre iniziative che lo affiancherebbero. Ad ogni modo, la città si farebbe trovare preparata per accogliere i rifugiati dall’Afghanistan. Il sindaco ha detto che il modello costruito è ben consolidato e prevede l’accoglienza e un processo di inserimento nel tessuto sociale del luogo. Vengono anche effettuate attività da una rete che comprende imprese e scuole. Decaro ha ribadito che a Bari c’è abbastanza esperienza di minori afghani non accompagnati che oggi lavorano e sono anche ben inseriti.

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