Protesta infermieri vincitori di concorso, posti lontano da casa

Protesta infermieri costretti, pur di svolgere il proprio mestiere, a lasciare la casa o le famiglie e a fare i conti con una quotidianità divenuta insostenibile. Molti di coloro che hanno vinto i concorsi regionali hanno dovuto accettare incarichi in sedi lavorative di province diverse dalle proprie.

Protesta infermieri, molti si sono trovati anche in difficoltà economica

In 566 hanno firmato il contratto a tempo indeterminato, dopo essere stati scelti su una base di 4200 idonei. Tra le tante storie quella di Mariagrazia, barese, infermiera del 118 da 3 anni, è una tra i pochi infermieri trasferiti vicino casa perché altri suoi colleghi di Lecce si sono dovuti trasferire a Foggia o a Brindisi o in Capitanata dopo la comunicazione. Tutto ciò, ha comportato a chiunque importanti disagi sfociati in protesta infermieri e operatori sanitari. I lavoratori in questione hanno spiegato di essersi trovato nella condizione di dover affrontare dei turni serrati a causa dei quali è impossibile viaggiare. Questi problemi si riflettono inevitabilmente sulla vita familiare oltre che quella economica. Si pagano due affitti con uno stipendio di massimo 1500 euro, si rinuncia a vedere e vivere compagni e figli per giorni e in alcuni casi anche settimane. Poi si aggiungono i disagi legati al covid ed all’emergenza sanitaria che richiedono a volte turni appesantiti causati dall’assenza di altri infermieri ed operatori contagiati e difficoltà di ogni genere.

Le Asl hanno causato problemi seri a tutto gli operatori sanitari

Ad ogni modo sono state le Asl a mettere a disposizione un numero di posti stabilito per ogni provincia o istituto ospedaliero. Nell’iscrizione sono stati i partecipanti a segnalare le proprie preferenze inserendo prima di tutto le destinazioni più vicine a casa. Nonostante questo si è scatenato il caos perché si è generata confusione e la regione è palesemente entrata in tilt. Adesso chi si è trovato in difficoltà aspetta delle risposte positive per continuare a credere nel lavoro che è soprattutto una passione.

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