Il busto di Leonardo a Taranto. Una storia lunga oltre 100 anni

TARANTO – Trascorrendo una mattinata all’interno del polmone verde della città tarantina, possiamo trovare il busto di Leonardo Da Vinci che conserva un passato ricco di storia, ma anche di mistero.

Molti non conoscono cosa nasconde questo pezzo di storia che oggi sta in bella mostra in un luogo assolato pieno di luce, ma che un tempo si trovava in fondo al mare, proprio nelle acque del Mar Piccolo.

E’ rimasto nascosto per ben cinque anni in fondo al mare, dopo che la nave su cui viaggiava era esplosa a causa di un sabotaggio.

Ma perché il busto di Leonardo Da Vinci si trovava in fondo al mare? Come c’è finito?

Fra il 2 e il 3 agosto del 1916 avvenne l’affondamento della corazzata “Leonardo da Vinci” che si trovava ormeggiata nel mar Piccolo. All’improvviso, un’esplosione causata da un’incendio nel deposito delle munizioni, fece prendere fuoco la parte a poppa della nave.
Non era nemmeno mezzanotte e la corazzata si capovolse e rimase con la chiglia in aria.

Molti marinai a bordo riuscirono a gettarsi in acqua, altri rimasero intrappolati sottocoperta.
In questa tragedia morirono 21 ufficiali e 249 uomini dell’equipaggio.

Il capitano di vascello, Galeazzo Sommi Picenardi salvò molte vite, ma due giorni dopo la tragedia morì a causa delle ferite riportate. Fu premiato con la medaglia d’oro al “Valor di marina” per il suo coraggio e per il modo con cui seppe rendersi utile in un momento così difficile.

Questa vicenda è stata raccontata dai pochi superstiti che oggi non ci sono più perché tanti anni sono passati, ma il busto di Leonardo, situato a Villa Peripato ce lo ricorda.

Come avviene con la storia, va raccontata questa vicenda, mentre si passeggia nel Parco, sotto il sole di una giornata fredda o in una giornata estiva assolatissima.

Il busto è ciò che di vivo e reale è rimasto dopo l’affondamento della nave di 26 tonnellate che il 26 gennaio dl 1921, venne rimorchiata fino al centro del mar Piccolo e rimessa in posizione di galleggiamento.

Fu un lavoro ingegneristico molto impegnativo che richiese uno scavo di un canale di 2 chilometri sul fondale.

Oramai sono trascorsi oltre 90 anni da quando il busto bronzeo si trova nei Giardini Peripato, proprio di fronte alle acque che lo hanno accolto per 5 anni, come il grembo di una madre che protegge suo figlio prima di essere dato alla luce.

Osservando il busto, vi troviamo una scritta sul marmo alla base e che si riferisce sicuramente alla triste vicenda del sabotaggio che causò l’affondamento della nave:
“La codardia nemica distrusse la nave, il valore italico l’impero”.

Il Busto di Leonardo da Vinci nasconde un mistero, perché non si sa con certezza cosa sia accaduto veramente quel lontano 1916.

Subito si era pensato a un sabotaggio, ma nel corso del processo si scoprì che dei documenti ufficiali erano stati distrutti e delle carte erano sparite, tanto che le persone che erano state arrestate vennero tutte assolte.

Al momento del capovolgimento della nave assistettero molte autorità civili e militari e addetti navali americani e giapponesi. Fu un evento importante.
La nave era ridotta un mucchio di rottami arrugginiti, ma i tarantini sentivano che apparteneva alla città, così vollero che il relitto fosse demolito in loco. Fu l’Arsenale di Taranto ad occuparsene.

Il Busto ha vissuto questa disavventura e merita di essere tutelato ed è per questo che vengono apportate, quando occorre, delle opere di restauro, come ha fatto l’Associazione “Amici dei Musei”, che si è presa cura di restaurarlo a proprie spese.

Il tempo e spesso anche l’incuria dei cittadini tendono a rovinarlo, ad ossidare il metallo, a scolorirlo e impolverarlo.

Lo sguardo di Leonardo da Vinci si perde nelle acque del mar Piccolo e pare voglia ricordare tutte le vittime coinvolte in quella triste tragedia.

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