Laterza. Ammiriamo la ceramica laertina nel Museo della maiolica

Sul territorio tarantino, l’artigianato è assai diffuso e l’arte della ceramica si tramanda da generazioni. E’ fin dal 1915 che si rinvengono tracce di oggetti in ceramica che oggi sono conservate dalla Sovraintendenza Archeologica, in diversi musei, fra i quali il MUMA di Laterza.

Come sottolineato dallo storico Geronimo Marciano, sono molte le testimonianze storiche rinvenute dal 1500 in poi, periodo in cui quest’arte era assai fiorente.

Raggiunge l’apice nel 1600, con il maestro Angelo Antonio D’Alessandro, definito uno dei protagonisti della maiolica italiana dell’età barocca. Fra gli altri artisti ricordiamo il Gallo, il Tammorrino, il D’Aloisio, l’Andriuzzo, il Collocola.

Sono state diverse le botteghe sorte a Laterza, come è indicato dal catasto onciario del 1757. In quel periodo, su circa 3.200 abitanti erano attive ben 45 fornaci e 48 botteghe figuline in cui lavoravano pittori e vasai (figuli). Ne esistevano altre 15 rivenute attingendo dai rogiti notarili.

Le più belle e pregiate ceramiche sono quelle del XVI, XVII e XVIII secolo.

Le ceramiche di Laterza hanno un’elegante stesura cromatica dello stile compendiario, sorto nel XVI secolo a Faenza, che si diffuse per tutto il XVII secolo. Consiste nell’utilizzare pochi elementi e altrettanti colori, generalmente il blu e il giallo su fondo bianco.

Fu creato un vero e proprio stile, definito istoriato laertino, dove vi è una monocromia turchina su smalto bianco, con sfumature che vanno dal celeste all’azzurro, al blu.

Sono richiamate scene cavalleresche con ispirazione a modelli iconografici tratti da incisioni del ‘500 e del ‘600. Ne è un esempio il famoso “Mangiamaccheroni” che si ispira al Mangiafagioli” di Annibale Carracci. I temi sono quelli delle battaglie romane, scene tratte dalla Bibbia e a episodi mitologici.

Improvvisamente, avvenne un arresto della fiorente arte ceramica e dal 1800 in poi vennero registrate a Laterza solo poche botteghe artigiane e la produzione era più che altro imitativa e ripetitiva. L’ultima tavoletta ritrovata nella chiesa Matrice di San Lorenzo risale al 1825. Gli artigiani realizzavano solo terracotte di uso domestico.

A Laterza, l’ultima famiglia di figuli laertini è stata quella dei De Vietro che svolsero quest’attività dal 1940 alla fine degli anni ’50, nella fornace di origine medievale, ancora esistente tutt’oggi e che si trova nella omonima Via Fornaci.

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