Ex Ilva Taranto: ambientalisti denunciano uno sforamento

TARANTO – “Il 22 marzo scorso si è registrato un picco di SO2 (biossido di zolfo o anidride solforosa) nel quartiere Tamburi di Taranto. Il valore è giunto fino a 910 microgrammi a metro cubo. Il vento in quella giornata soffiava da nord-ovest ed era quindi un tipico giorno in cui si poteva parlare di Wind Day. Chiediamo che ne vengano accertate le cause”. Così gli ambientalisti commentano a caldo il picco che le centraline hanno purtroppo fatto registrare in quel di Taranto.

Taranto: il comunicato del comitato

Queste le parole di Massimo Castellana e Alessandro Marescotti del Comitato Cittadino per la Salute e l’Ambiente a Taranto, i quali aggiungono che “quello registrato è il picco più elevato da quando è entrata in funzione la centralina Arpa di via Machiavelli nel quartiere Tamburi di Taranto, ossia dal 2007 a oggi”. Il riferimento è a un documento che l’agenzia regionale di protezione ambientale ha inviato all’Ispra, al ministero della Transizione ecologica, a Regione Puglia, Prefettura, Comune e Asl di Taranto in cui si segnalano nelle giornate dal 22 al 24 marzo scorsi “significativi incrementi delle concentrazioni degli inquinanti gassosi, in particolare biossido di zolfo e benzene”. L’Arpa Puglia evidenzia anche come l’azienda siderurgica abbia comunicato che, a partire dal 21 marzo, “sarebbero state avviate le attività di ripristino delle condizioni operative dell’altoforno 4 e che nel periodo di transitorio di riavviamento si sarebbero potute verificare emissioni transitorie”. Così si conclude la nota inviata agli organi di stampa.

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