L’Università La Sapienza ha presentato uno studio sullo Hydrogen Park di Taranto

TARANTO – Il team dell’Università La Sapienza condotto dal professor Livio De Santoli, coadiuvato dal presidente del CETRI Angelo Consoli, ha realizzato uno studio sull’utilizzo dell’idrogeno e in particolare sull’Hydrogen Park di Taranto, un polo dell’idrogeno alimentato da fonti rinnovabili. Nell’indagine si analizza il “parco” sotto diversi aspetti: non solo quello energetico, ma anche l’impatto sulla comunità tarantina, e quindi anche sul livello occupazionale.

Hydrogen Park di Taranto per punti chiave

Lo scopo del polo dell’idrogeno tarantino è quello di accelerare il processo di decarbonizzazione del territorio, si legge nel report. E questo lo si fa tramite la produzione e l’utilizzo del vettore idrogeno. L’Hydrogen Park di Taranto è pensato in un contesto strategico per l’idrogeno, rappresentando un punto di riferimento importante per il sistema regionale e nazionale. Parlando di prospettive temporali, c’è uno step intermedio al 2024, ma il limite temporale che ha preso in considerazione il report è il 2030.

Analizzando le simulazioni, in merito al territorio tarantino la richiesta complessiva di energia elettrica è compresa tra 0,47 e 0,74 GW di potenza. Il valore complessivo è pari a 5180 GWh annui e il consumo di energia termica ammonta a 2712.3 GWh annui. Per quanto riguarda la capacità elettronica installabile per la provincia di Taranto per la produzione di idrogeno verde, al 2024 questa è di 7.5 mW, mentre al 2030 è di 50 MW.

L’idrogeno prodotto sarà utilizzato in diversi comparti, tra cui il trasporto pubblico locale e ferroviario, il trasporto pesante su gomma, il diesel di sintesi, la miscelazione nella rete del gas. Per quanto riguarda lo studio di fattibilità nel capoluogo ionico, si legge che l’impianto andrebbe a comprendere una superficie ampia, mentre gli utilizzatori finali dell’idrogeno potrebbero essere le centrali elettriche che operano nella zona.

Elevato l’impatto sul livello occupazionale. Investendo 1 milione di euro nelle tecnologie di decarbonizzazione, infatti, si otterrebbero 25 posti di lavoro. I numeri stimati risultano incoraggianti: un primo prospetto approssimativo parla di 5 mila posti di lavoro supplementari nel 2030. Prendendo in esame 50 MW di elettrolizzatori da installare in città entro il 2030 e stimando un tasso occupazionale vicino a quello delle energie rinnovabili (15 posti disponibili ogni milione di euro investito), entro un ventennio potrebbero essere creati circa 14 mila posti di lavoro.

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