Caso Arsenale: microspie eliminate secondo chi indaga

TARANTO – Sul caso Arsenale, dove sarebbero stati favoriti alcuni imprenditori per 12 appalti da parte della Marina Militare, indaga la Procura. Secondo i documenti dell’ordinanza firmata dal gip Benedetto Ruberto, tutto sarebbe partito da un cambio di direzione all’Arsenale.

Infatti, alcuni imprenditori avrebbero dichiarato in alcune intercettazioni che qualcuno avrebbe salutato la direzione nuova “con esultanza”. Infatti, questi imprenditori si aspettavano in qualche modo di essere contattati dopo l’arrivo del nuovo direttore, almeno stando a quanto emergerebbe dalle indagini.

In più, questo sarebbe avvenuto mentre si indagava su un giro di tangenti. Quindi, prima del caso Arsenale, c’era stato un precedente procedimento.

Infatti, il Pubblico Ministero Maurizio Carbone ha dichiarato che: “i numerosi provvedimenti restrittivi emessi nell’ambito di quel procedimento non abbiano esercitato alcun effetto deterrente rispetto alle analoghe condotte contestate agli odierni indagati nella presente vicenda”.

Secondo chi indaga, quindi, ci sarebbe stato un cartello monopolio di imprese, a cui automaticamente andavano gli appalti. A organizzare tutto, stando a quanto si apprende, sarebbe stata una persona che ora risponde di turbativa d’asta, ovvero l’allora direttore all’epoca dei fatti.

Con il soprannome di “imperatore”, gli inquirenti ipotizzano che l’organizzatore avrebbe minacciato le imprese che non volevano organizzarsi di conseguenza. In più, qualcuno avrebbe bonificato l’ufficio della direzione da microspie ambientali messe dagli inquirenti.

Infine, sul caso Arsenale, gli inquirenti avrebbero confrontato le intercettazioni con l’andamento delle gare e avrebbero trovato una corrispondenza.

I fatti si sarebbero svolti nel 2018, quindi non riguardano l’attuale direzione dell’Arsenale.

POTREBBE INTERESSARTI
Cambia impostazioni privacy