Se hai un gettone telefonico come questo sei fortunato: ecco il valore – FOTO

La storia del gettone telefonico è anche la narrazione di una parte importantissima della comunicazione umana in un contesto ancora molto “acerbo” inizialmente ma gonfio di creatività ed innovazione, costituendo una forma di “anticipazione” della telefonia moderna, fatta soprattutto di tecnologie molto avanzate. In Italia il gettone telefonico è stato prodotto per buona parte del secolo scorso trovando anche una enorme diffusione in ambito culturale, fino alla comparsa di strumenti più adatti al contesto, ma anche oggi un pezzo come quello di cui tratteremo oggi può valere cifre importanti.

Concepito come forma sostitutiva delle monete, il gettone telefonico può effettivamente essere considerato un oggetto di valore solo in alcuni casi.

L’esempio esaminato in questa specifica situazione è un caso particolare, visto che si porta una vera e propria storia dietro.

Se hai un gettone telefonico come questo sei fortunato: ecco il valore – FOTO

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Concepito dall’americano William Gray verso la fine dell’Ottocento, in relazione all’utilizzo ancora agli albori del telefono come oggetto per tutti, disposto dalle singole nazioni, il gettone  telefonico ha dovuto attendere una forma adatta del telefono stesso per diventare diffuso. In Italia è stato concepito dal 1927 dalla STIPEL, una delle prime aziende telefoniche statali che hanno concepito anche i primi telefoni a gettone, anche se bisognerà attendere più di un decennio per una diffusione vera e capillare, che sarà ultimata solo dalla fine degli anni cinquanta, in pieno boom economico.

STIPEL non è stata l’unica agenzia statale a fornire gli italiani di questi oggetti, in quanto ogni sezione del nostro paese disponeva di stabilimenti come TETI, che ha concepito gettoni per buona parte del 20° secolo dagli anni 30 in poi, fino agli anni 80. Non erano concepiti dalla Zecca di Roma, quindi non percepiti e concepiti come monete, anche se la loro forma e tipologia di utilizzo erano spesso sovrapponibili a questa specifica funzione.

Una delle prime versioni è concepita in zinco ed ha un aspetto diverso da quelli concepiti successivamente, con le proverbiali quanto riconoscibili scalanature sulle superfici: presenta invece, come in figura, un aspetto zigrinato, tendenzialmente uniforme dove da una parte è presente la scritta TETI dall’altra un disco combinatore, la struttura estetica dei vecchi telefoni analogici.

Concepito dal 1935, questo gettone è oggi molto ricercato, ed un esemplare può far guadagnare da circa 50 – 60 euro se ben conservato fino a oltre 250 euro se in condizioni di conservazione estremamente buone, condizioni non assolutamente facili da trovare sia per tipologia di oggetto ma anche per età.

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